Corrispondenza da S. Croce

S. Croce, 20 maggio. – E’ ben triste questa volta il mettere mano alla penna per scrivere due righe di cronaca pel Bollettino. Se non fosse bastata la siccità eternamente lunga e tutt’ora perseverante, dobbiamo registrare una gelata delle più desolanti che mai sieno capitate a ricordo d’uomo. La sera del 6 maggio uno spirare d’aria gelida di nord, faceva dubitare di qualche malanno, ma non si credeva sarebbe così calamitoso. L’alba del giorno 7 era limpida come nelle serenate di gennaio; nelle posizioni migliori il termometro Reamur segnava + 3, ma sui filoni del vento si nascondeva sotto zero. Non fu una brinata, che l’erba già rara pella siccità, poco sofferse, ma fu il gelo che cosse addirittura i teneri germogli delle piante più preziose al momento, tanto in basso che in alto degli alberi. Sono passati 13 giorni dal disastro, e mentre in collina i gelsi hanno spiegato il loro verde-chiaro, giù al piano di Lomaso e attorno a Bono e Cares siamo ancora in inverno. Ma non si rimetteranno presto que’ gelsi disgraziati? Ecco, la risposta. I getti o polloni di un anno sopra 20 gemme ne hanno 15 di gelate intieramente e queste non vegeteranno mai; le altre parti daranno un triste rimetticcio e solo vedremo svegliarsi qualche occhio dormiente alla base; ma aspettar foglia per rimettere ancora almeno una quarta parte dei bachi, è follia sperar. Dunque? Neppur pensare al raccolto bozzoli in quelle plaghe; bisogna contentarsi di tenere vivi gli alberi con una razionale potatura, quando si vedranno i nuovi getti e rimettere il tutto alla Provvidenza e dire: ad un altro anno; oggi siamo fritti.

Nelle plaghe più fortunate i bachi hanno superata la seconda muta senza lagni; la foglia è sviluppata d’avvantaggio sull’età de bachi e quindi non se ne avrà deficienza, avendo gettati via quelli al basso della valle.

La siccità ci ha già tolto per tre quarti il primo raccolto del fieno; solo il frumento si mantiene in gamba di un verde cupo, che incanta in tanta arsura; già getta fuori la spica abbastanza turgida e chi sa? Non dice il proverbio inverno asciutto grano per tutto? Il granoturco è già spuntato da terra, e poverino è li che pare tema alzare il capo per non vedersi abbrustolire dal solione; qualcuno ha già cominciato a fare la prima zappatura sperando nella Provvidenza. Ma sì, Iddio è provvido, già qualche indizio di mutamento c’è per aria, il tuono oggi si fece udire ripetutamente; anche un po’ d’acqua per bagnarci le labbra aride si fece vedere, e speriamo. Altra volta la penna scorrerà meglio e dirà i beneficii del cielo. Amen.

R.


Ps. 21 maggio. – Prima di gettare in bussola questa mia, godo aggiungervi che un buon acquazzone è caduto nella notte passata. Sursum corda! Le speranze cominciano ad avverarsi. Grazie dunque al Dator d’ogni bene, da cui attendiamo più fiduciosi il resto. Addio.

R.


Soggetto produttore“Bollettino C.P.A.”, anno 1893, 20 maggio, p. 165
Data20/05/1893
PseudonimoR.
DescrizioneArticolo relativo allo stato delle coltivazioni del gelso, del frumento e del granoturco dopo la gelata del 6 maggio 1893.
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