DON LORENZO GUETTI
“Don Lorenzo ha lavorato per il popolo, sul campo dell’agricoltura, interessandosi dei bisogni del ceto agricolo, promuovendo la coltura razionale dei campi, diffondendo sagge massime, iniziando non poche opere egregie per il miglioramento di quella casta cui egli pure per nascita apparteneva. Don Lorenzo ha lavorato per il popolo col diffondere l’istruzione, coll’erezione di biblioteche educative, coll’adattarsi egli stesso a istruire. Don Lorenzo ha lavorato per il popolo col dirigere e regolare l’emigrazione.”
Federazione dei Consorzi cooperativi, “A Don Lorenzo Guetti”, Trento 1899
Vigo Lomaso: la nascita e la famiglia
Don Lorenzo Guetti nacque a Vigo Lomaso il 6 febbraio 1847, da Girolamo e Rachele Molinari. Figlio di contadini, sarebbe stato destinato alla vita nei campi. Tuttavia la profonda fede della famiglia e la presenza dei due sacerdoti, don Lorenzo senior e don Pietro, fratelli del padre, orientarono il giovane verso la vita sacerdotale. Lorenzo fu ordinato nel 1870 e celebrò la sua prima S. Messa nella parrocchia natale a Vigo Lomaso nelle Giudicarie Esteriori. Il 3 Settembre 1870 fu assegnato come collaboratore al parroco di Terragnolo nella valle del Leno, sopra Rovereto.
Nel 1878 venne trasferito a Quadra nel Bleggio, come curato. E’ proprio in questo periodo che iniziò ad accompagnare al ministero sacerdotale un’intensa attività culturale, giornalistica e sociale. Capì immediatamente come all’emigrazione stagionale verso il Regno d’Italia e i paesi dell’Europa del Nord si stesse affiancando un’emigrazione definitiva verso le Americhe e cercò di tutelarla proponendo istituzioni a salvaguardia degli emigranti. Pubblicò inoltre una “Statistica dell’emigrazione americana dal 1870 in poi” corredata da tabelle che facevano riferimento alla quantità e all’esito positivo o negativo di questa emigrazione per ogni singolo decanato trentino.
Nel periodo compreso tra il 1890 e il 1892 si fece promotore della nascita delle prime due imprese cooperative, che in breve tempo si diffusero in tutto il Trentino: la Famiglia Cooperativa di smercio e consumo a Villa di Bleggio e la Cassa Rurale a Quadra. Molto interessante risulta analizzare la nascita della prima cooperativa di consumo trentina. Tutto ebbe inizio nel 1888 con la presidenza del Consorzio agrario distrettuale di Santa Croce nelle mani del parroco don Giovanni Battista Lenzi. I Consorzi agrari si occupavano di promuovere migliorie agricole, l’istruzione agraria, discutere e richiedere sovvenzioni all’impero austro-ungarico ma anche promuovere l’acquisto cumulativo di sementi o scorte agrarie.
In seguito alla gelata del 21 maggio 1887, evento metereologico eccezionale per quella stagione, il consorzio aveva ottenuto un sussidio di 700 fiorini dalla Giunta Provinciale austriaca a beneficio dei contadini poveri, per “comperare una rispettiva quantità di grano da cedersi agli agricoltori bisognosi a 10 soldi almeno sotto il costo”. In un primo momento questa posizione, sostenuta dal presidente e dal segretario del Consorzio distrettuale don Guetti, costituiva la minoranza del consiglio mentre la maggioranza si espresse perché “il Consorzio col sussidio elargito comperi tanto grano turco e, […], venga distribuito gratis, a mezzo dei curatori d’anime, agli agricoltori più bisognosi”. Già nel 1888 don Lorenzo aveva intuito che con questo sussidio sarebbe potuto nascere un magazzino cooperativo: “Questo eventuale magazzino consorziale mi avrebbe i colori verdi di bella speranza, perché potrebbe finire in un magazzino cooperativo, e voi sapete quanto buon sangue mi fa questa parola, quando è associata agli interessi agricoli del nostro paese”. La proposta della maggioranza, come spiega don Lorenzo, non fu tuttavia messa in pratica sia per le oggettive difficoltà nell’individuare le persone più bisognose sia perché la stessa Giunta provinciale aveva ordinato di seguire le idee della minoranza su invito della presidenza consorziale. Una nuova istanza della precedente minoranza sostenne l’acquisto cumulativo di farina e “si convenne dai Delegati consorziali che il prezzo della farina fosse minore di 2 soldi il kg, ossia fiorini 2 al quintale sotto il costo posto al ponte delle Arche, affinché i contadini bisognosi prescelti, sentissero un reale vantaggio dall’azione di soccorso intrapresa dal Consorzio”. L’azione del Consorzio di smercio cumulativo di farina inferiore al prezzo del mercato costituì un successo e fu ripetuta due volte. In seguito tuttavia, don Lenzi fu costretto a dimettersi dalla carica di presidente del consorzio probabilmente a causa dello scompiglio suscitato dalle proteste dei mercanti di grano e dei mugnai che diffusero un volantino con la provocatoria frase “Il sussidio dei poveri se lo mangiano i preti”. Il Consorzio decise tuttavia di continuare le distribuzioni di farina: furono acquistati 300 quintali di farina dati in più riprese a ben 800 famiglie bisognose.
Da queste esperienze don Lorenzo ricevette stimoli e conferme sull’importanza di dedicarsi alla promozione di organizzazioni cooperative e propose al Consiglio provinciale d’agricoltura di studiare uno statuto semplificato per favorire la nascita nei paesi di Casse rurali sul modello Raiffeisen. Nacque così una fitta collaborazione tra il segretario del Consiglio provinciale d’agricoltura Giovanni de Zotti e don Guetti. Ma mentre si lavorava nella prospettiva di fondare una Cassa rurale, nacque “per circostanze accidentali” una cooperativa di smercio e consumo.
Alcuni possidenti del Bleggio, come lo stesso don Guetti ci racconta, avevano chiesto a dei mulattieri di ritirare per loro conto alcune merci a Trento e Riva visti i prezzi più convenienti rispetto a quelli esercitati in paese, ma i negozianti dei paesi si erano opposti. Per questo motivo i privati, prendendo spunto dagli statuti dei magazzini cooperativi portati dagli emigranti ritornati dal Piemonte, fondarono una cooperativa. L’impegno di don Lorenzo svolse un ruolo fondamentale in questo processo come emerge da questo articolo pubblicato sul giornale dell’epoca “La Famiglia Cristiana”:
“Due anni fa mi si presentano alcuni miei amici popolani e mi colpiscono a bruciapelo con questa domanda: -Lei signor Curato, ci deve fare un piacere.- Ed è? -Quest’inverno siamo stati in Piemonte; abbiamo visto e provato quanto bene fanno colà i magazzini cooperativi; Lei deve aiutarci a metter su qualche cosa di simile anche qui da noi.- [..] -E la prossima domenica, finite le funzioni della sera, gli amici furono puntualmente in canonica, e la cosa fu combinata [..] Confronti di statuti di qua, consigli e pareri di là, fatto sta che dopo due mesi si aveva abboracciato uno statuto qualunque che veniva preletto ai primi futuri soci. [..] Consultai notai, avvocati, e perfino consiglieri di tribunale, finalmente dopo un anno si poté presentare lo statuto all’approvazione dei soci, e indi chiedere che la prima Società cooperativa di acquisto o smercio di generi di prima e più comune necessità fosse iscritta nei pubblici Registri Consorziali”.
Finalmente il 28 settembre 1890 a Villa di Santa Croce, piccola frazione del Bleggio, nasceva il «Consorzio per acquisto e smercio di generi di S. Croce», che don Guetti salutò così:
«S. Croce, 1 ottobre. Una buona notizia fresca fresca. Domenica scorsa 28 settembre fu costituita qui una Società Cooperativa di smercio e consumo con futuro magazzino di generi di prima e comune necessità. Ne venne già nominata la prima Presidenza, la quale deve ottenere la superiore approvazione e così dare principio a una istituzione di belle speranze».
La statura di don Guetti non va vista tuttavia unicamente nella promozione di imprese cooperative. Don Lorenzo propose alla povera gente una presa di coscienza della propria posizione per migliorarla. Questa presa di coscienza fu sollecitata tramite la formazione degli ultimi in vari campi. Da quello scolastico ai numerosi scritti in cui promuoveva il valore della democrazia e la partecipazione politica.
Anche nello stesso smercio di farina promosso da don Guetti a prezzo inferiore rispetto a quello del mercato emergono alcuni aspetti pedagogici come il dare dignità alle persone facendo pagare una simbolica cifra e il condividere una situazione di difficoltà. La riprova dell’obiettivo formativo nei confronti del mondo contadino sta nel fatto che fu proprio la stessa popolazione, sull’esempio del magazzino cooperativo fondato a Torino nel 1854, a proporre al curato di Quadra di far nascere una cooperativa di consumo.
La grandezza di Lorenzo Guetti non è quella di aver “inventato” la cooperazione ma quella di aver sostenuto e guidato un progetto che fu possibile realizzare grazie alla sua vasta cultura e alle elevate capacità imprenditoriali. Queste capacità facevano di lui sia il baluardo degli ultimi che l’uomo di fiducia dei suoi superiori. Fu proprio questo mix che fece di don Lorenzo il primo fondatore di una Famiglia cooperativa e di una Cassa rurale. In questo sviluppo giocò un ruolo fondamentale anche la sua perseveranza e la sua instancabile dedizione. Già prima della fondazione della cooperativa di Villa, don Lorenzo aveva promosso tra mille difficoltà la nascita di enti cooperativi ma solo dopo il processo di formazione e presa di coscienza della classe contadina la cooperazione ebbe successo e riuscì a vincere la diffidenza della gente.
Il Seminario
Cooperatore a Terragnolo
Il 31 luglio 1870 don Lorenzo fu ordinato sacerdote e il 14 agosto celebrò la sua prima Messa nella chiesa parrocchiale di Vigo Lomaso “assistito dagli zii sacerdoti e dal venerando decano Cattarozzi, che lo amava quale figlio”.
“Quasi non bastasse la miseria, in cui il popolo languiva, durante i suoi sett’anni di permanenza a Terragnolo, scoppiò un’epidemia di vaiolo. Don Lorenzo divenne allora l’amico inseparabile degli ammalati, il consolatore dei moribondi, l’angelo degli afflitti. Accoppiando all’esercizio del suo ministero d’amore la prudenza più oculata, vigilava attentamente, affinché venissero da tutti osservate le cautele atte a prevenire la diffusione del morbo. Della sua vita stessa non faceva alcun conto.. la morte che gli rapì dal fianco un compagno carissimo delle fatiche apostoliche, non valse ad allentare il suo fervore”.
“Non ho celebrato che fui a letto per essermi snervato il piede sinistro giocando al pallone il giorno 13; guarii in fretta ed oggi celebrai“.
“Reverendissimo P.V. Ordinariato,Nell’invito di quelli di Quadra corroborato anzi tutto dall’esibizione da parte della Reverendissima Curia, lo scrivente non può a meno di ravvisarvi la voce del Signore e perciò si curva ciecamente alle disposizioni della Reverendissima Autorità Ecclesiastica. Solo sarebbe suo desiderio protrarre fino ad Aprile la sua andata colà, restando intanto in Terragnolo per prepararsi.Nell’atto pertanto che reclama i suoi providi consigli in ogni emergenza si pregia di dirsi con tutta considerazione e venerazione.Terragnolo 17 Gennaio 1878 Umilissimo e devotissimo servo p. Lorenzo Guetti Cooperatore”
Gli anni a Quadra: 1878 – 1893
“E) Stato attuale dei due stabili ed orto usufruiti dal Rev. Sig. Curato che cede al successore1. Orto- Prescindendo dagli alberi da frutto esistenti, il terreno si trova coltivato e seminato parte a patate e fagiuoli e parte a cavoli capucci ben atecchiti.2. Prato sopra l’orto con entro lo scarso fieno di primo raccolto e N. 54 giovani innesti di pomo e pero, due ciliegi appena innestati mediante compenso di f. 10 per ogni ramo innestato e riuscito.3. Prato sotto l’orto con 3 fila d’ alberi fruttiferi, quaranta produttivi, quattro giovani, con in fondo un impianto di gelsi a siepe con sopra N. 17 diciassette piante di pomo selvatico appena innestate”
Fiavé, gli ultimi anni: 1893-1898
“20 Luglio: Calza Neonato di Fedele e Carolina Zambotti appena nato e battezzato creduto vivente volò al cielo e fu sepolto dopo 36 ore in questo cimitero.24: Calza Carolina in Zambotti moglie di Fedele, in causa di irregolarità interna e dopo quattro anni che fu curata dal Dr. Schena tornò a partorire et partorì il sopranotato neonato ma infelicemente, che la febbre puerperale la assalse al II giorno e seguita da peritonite e relativa infezione interna, confortata da tutti gli aiuti religiosi, tranquillamente spirò la sera ad ore 7 pom. e fu sepolta addì 26 ad ore 4 pom. lasciandosi il cadavere fuori di chiesa per la troppa avanzata putrefazione. p.Guetti”
“La Federazione fu voluta non perché fosse un centro qualunque, non per metter su un po’ di burocrazia, ma allo scopo principale di vigilare sull’andamento delle società federate, affinché questo andamento riuscisse sempre bene”.
“Dunque, se non per altro, per ragioni metafisiche andiamo adagio a battezzare col nome di cattoliche istituzioni che se andassero a male, come lo possono le umane istituzioni, pregiudicherebbero quella causa di cui vogliono farsi palladini avanzati gli ultimi sopravvenuti. Procuriamo dunque che ci sia la cosa, e pel nome contentiamoci di stare semplici figli d’Eva”.
“Il nostro carissimo Don Lorenzo Deputato al Consiglio dell’Impero! Noi felici che accanto dell’ottimo nostro don Giovanni potremo quinc’inanzi avere a Vienna Colui, che per 15 anni procurò indefesso il nostro maggior bene religioso; di lui peritammo le rare doti, il disinteressato suo zelo pel nostro risorgimento anche materiale”.
“oh, il parlamentarismo come venne ridotto ora qui in Austria con le lotte nazionali ad oltranza, è ben la triste scena”.
“Quello che occorre urgentemente alla popolazione del Trentino ed al litorale è un pronto ed immediato soccorso, sinché è ancor possibile venire in aiuto ad uno che sta per morire, non essendo ancora dimostrato che il governo abbia la forza di risuscitare i morti”.
La morte a Fiavé
L’attività politica, nonostante gli insuccessi proseguì fino a poco prima della morte il 19 aprile 1898 a soli cinquantuno anni per un cancro all’esofago. La sicura morte gli fu pronosticata un mese prima e da allora, come ricordò don Geremia Dalponte suo collega fin dai tempi del seminario, cercò solo “con pietosi accorgimenti di ingannare sé ed altrui sul conto del suo male”. Probabilmente don Lorenzo da tempo si era reso conto della natura del suo male; ne è testimonianza la pubblicazione sulle colonne dell’“Almanacco Agrario” del “Testamento di don Mentore” in cui nell’ultimo capitolo dava appuntamento in cielo ai suoi contadini per cui tanto si era prodigato. La probabile causa della prematura scomparsa, come sottolineava lo stesso don Dalponte, era da ricercarsi nell’iper-attivismo di don Lorenzo nei confronti degli ultimi della società a livello sociale, politico e religioso. Un’attività così intensa che aveva notato anni prima lo zio don Lorenzo Guetti senior: “Ancor tre anni di vita: non può durarla così”. Il primo aprile 1898 tornò da Vienna e per dieci giorni riprese le sue consuete attività come dimostra una lettera datata 5 aprile 1898 in cui rispondeva, quale presidente della cooperativa di Fiavé ad alcune richieste della Cassa distrettuale per ammalati di Tione.
“Imponenti oltre ogni dire riuscirono gli estremi onori resi alla salma di questo benemerito sacerdote, tali da dare solenne affermazione al grande amore, all’intenso affetto, all’alta stima, che con una vita di sacrificio consacrata al bene dei suoi simili aveva saputo ispirare ai suoi curaziani [..]”.“Lungo tutto il percorso da Fiavé a Vigo in cui si impiegarono più di due ore, con una processione lunga oltre 2 kilometri, uomini, donne e fanciulli preganti e piangenti che alla loro volta si univano al corteo [..]”“Calava la sera quando, coperta la bara, la moltitudine si staccava a malincuore dal cimitero di Vigo donde si scorgono quasi tutti i paeselli del tranquillo ed ameno bacino di Giudicarie ed in cui il povero Don Lorenzo aveva espresso il desiderio di essere posto a dormire l’ultimo sonno, quasi presago che il suo spirito tutelare, non indarno invocato saprà indicare nei momenti difficili ai vicini e ai lontani, coll’esempio luminoso della sua vita mortale, la retta via dell’onesto, e del vero che convien seguire a chi vuol ben meritare del Paese e lasciare tanta eredità d’affetti”.